Astronomia e calendari
Riformare il calendario
Il calendario della rivoluzione francese

Il calendario oggi utilizzato in tutto il mondo occidentale è fondamentalmente quello che Giulio Cesare introdusse nel 46AC e che da allora ha subito solo un piccolo ritocco nel 1582 (calendario gregoriano).

Come mai tanta longevità per una convenzione che pure ha diversi difetti (vedi oltre), mentre in altri campi vi sono state riforme radicali, dal sistema metrico decimale introdotto dalla rivoluzione francese alla riforma della numerazione delle ore del giorno introdotta nell'Ottocento?

Il problema è che non è possibile inventare un calendario perfetto e tanto meno decimale a meno di non abolire anni e mesi e adottare come misura del tempo quel giorno giuliano che gli astronomi usano da secoli.

Tra i difetti più o meno gravi del calendario vigente (gregoriano) si possono ricordare:

Per rimediare a questi difetti vi sono stati, in questi duemila anni di calendario romano, diversi tentativi e proposte di riforma più o meno radicali, la più nota essendo quella del calendario della rivoluzione francese che eliminava alla radice i primi tre difetti su elencati. Il tentativo però fallì quando nel 1805 Napoleone si riconciliò con la Chiesa e reintrodusse il calendario gregoriano.

Nel 1954 venne presentato all'ONU un progetto che prevedeva un anno diviso in quattro trimestri ognuno di 91 giorni, 31 giorni il primo mese, 30 il secondo e il terzo; il giorno eccedente (365 - 91 x 4, due negli anni bisestili) era considerato eccezionale e non faceva parte della settimana. in tal modo i giorni della settimana in ogni mese erano sempre gli stessi. Il progetto non fu mai messo in pratica; tra i suoi difetti il permanere di lunghezze diverse per i mesi e la rottura del ciclo settimanale.

Un altro progetto possibile è quello di dividere l'anno in 13 mesi di 28 giorni ciascuno; ogni mese inizia sempre di Domenica, e il giorno che avanza (365 - 28x13) è anche qui escluso dal ciclo settimanale. Con questo progetto si hanno mesi di lunghezza uguale, ognuno di quattro settimane esatte, ma resta il problema della rottura del ciclo settimanale; inoltre, essendo 13 un numero primo, non è più possibile dividere l'anno in trimestri, quadrimestri, semestri.

In definitiva una riforma ottimale del calendario appare impossibile, i difetti dell'attuale calendario non sono poi così terribili ed è quindi estremamente improbabile che modifiche significative del calendario vengano adottate in un prevedibile futuro.